lunedì 7 febbraio 2011

Parliamo di idioti

Americani. Sempre avanti.
Tempo fa beccai un cazziatone da alcuni colleghi per una mia affermazione fatta con una certa superficialità. Non ricordo il contesto ma solo che esordii con una frase del tipo: "Certo che chi vota questo imbecille deve essere proprio idiota".

Improvvisamente mi ritrovai a dover fronteggiare due di questi insospettabili individui, indossanti la solita bella maschera dell'Uomo Perbene (TM) e la pelle di due colleghi che ritenevo un po' irritanti ma tutto sommato intelligenti.

Senza stare a sottilizzare, il succo del discorso era questo: "Sei arrogante nel pensare che chi vota Lui sia necessariamente un idiota". Non mi sto auto censurando, dissero proprio "Lui" con la elle maiuscola e presumo con tanta nostalgia e trasporto. Oppure un po' di vergogna sotto sotto già covava. Il concetto venne espresso con l'eloquio di una puttana brasiliana ed impreziosito da una logica che rasentava quella delle esultanze post derby calcistico. "Siete solo dei rosiconi dimmerda perché avete perso", senza peraltro sapere per chi avessi votato.


L'altro giorno per puro caso ho incontrato una di queste persone (ora è un ex-collega) nei corridoi di un cliente. Ci siamo salutati e poi mi sono sorpreso a dire, quasi istintivamente: "Ebbene si, ribadisco che sei un idiota!".

E' stupefacente come certe affermazioni apparentemente casuali riescano a far affiorare dei ricordi che si credevano dimenticati. Le lampadine del suo cervello si sono accese: il suo sguardo si è incupito, ha abbassato gli occhi per poi rialzarli con un sorriso stentato ed una lieve espressione colpevole.

Non pago ho aggiunto trionfante: "Te lo dicevo che alla fine ho sempre ragione!", rovinando l'atmosfera di quel momento unico, mentre lui spariva alla chetichella dentro un provvidenziale ascensore.

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