martedì 20 settembre 2011

Censura e cultura nei new media

Dice Paolo Pedercini:
"Sono sicuro che Apple non spenda così tanto tempo a moderare il suo marketplace, anche perché gli sviluppatori si censurano già da soli. Apple ha tutto il diritto di farlo; questo è il modo in cui si accetta implicitamente la rilevanza culturale data alle 'App' nella visione dell'azienda. Per loro, giochi e applicazioni non sono parte della cultura come i libri e la musica [ndr.: anche i contenuti editoriali sono ampiamente censurati]. Provate ad immaginare che tipo di reazione provocherebbe la messa al bando di tutti i brani che abbiano un contenuto 'eccessivamente criticabile' su iTunes."
Il fatto che forse non sappiate nemmeno di cosa stia parlando Paolo o del perché abbia una presa di posizione così personale sulla questione, potrebbe essere parte del problema. Pensateci.

Aggiungo una testimonianza sul tema che Vincenzo Lettera mi ha lasciato su Google+:
"Sarà ma sul fatto che ormai gli sviluppatori si auto-censurano ha perfettamente ragione. A causa del timore che la propria app possa essere respinta, capire cosa è approvabile e cosa no è diventata una regola fissa nella fase di design di un software per iOS. E non vale solo per i contenuti espliciti nei giochi: nel pubblicare l'app di IndieVault cambiammo tutte le cover del podcast in cui c'erano belle ragazze, per paura di essere respinti. Alla fine ci hanno respinto lo stesso l'app perché tra le news c'era un nostro contest (e il reviewer che ci è capitato si era attaccato a un punto delle linee guida secondo cui le app utilizzate per i contest devono riportare un disclaimer in cui si nega qualsiasi tipo di legame con Apple). Morale della favola: d'ora in avanti, per non avere problemi, o evito di inviare un'app editoriale quando c'è un contest in corso oppure evito di fare contest quando invio un'app editoriale. Ed è proprio questo il punto del quote di Pedercini."

2 commenti:

  1. Immagino che sia il sogno bagnato di molti che l'intera internet funzioni così: un grande Facebook/AppStore in cui le cose che non piacciono a qualcuno possono essere rimosse con estrema facilità.

    Ma tanto non è necessario che sia proprio così: basta che la maggioranza delle persone *comunque* fruisca di internet e contenuti attraverso opportuni gateway; poi se una minoranza la usa senza filtro chi se ne frega? Sono una minoranza.

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  2. è quello che si va predicando (inascoltati) da qualche anno. Dare rilevanza culturale a un medium non è un fatto inutile, ma un modo per farlo entrare in una sfera di diritti e doveri diversa, più ampia, forse più difficile, ma anche più tutelata e riconosciuta. Credo che l'autocensura non avvenga solo tra gli sviluppatori di App, ma anche nell'industria principale. Quanti giochi dai contenuti controversi sono usciti per questa generazione di console?

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