Primer è un film indipendente di fantascienza del 2004, girato con appena 7000 dollari. Il film attirò l'attenzione di tutti lo stesso anno, grazie ad una premiazione a sorpresa al Sundance Film Festival. La storia verte su due ambiziosi giovani ingegneri (Aron ed Abe) che nel loro tempo libero svolgono attività di ricerca privata e, accidentalmente, scoprono come costruire una peculiare macchina del tempo. Inizialmente Aron ed Abe utilizzano il macchinario per scopi materiali, come accumulare soldi o risolvere problemi personali. Con il tempo scopriranno che l'aver estromesso altri due loro amici dall'affare sarà solo l'inizio di un allucinante escalation di compromessi morali che ben presto metteranno in serio pericolo la loro stessa esistenza.
Nonostante la pochezza dei mezzi, Primer è un film scritto molto bene, che fonda gran parte del suo fascino su una fotografia neorealista e la rappresentazione delle scienza (anche quella inventata) senza troppi fronzoli e sensazionalismi. Non è difficile vedere in questa produzione l'ispirazione per lavori più recenti come Pioneer One. Oltre che da un chiaro messaggio morale e da vicende che potremmo definire drammatiche, Primer trae parte del suo carisma dalle doti degli interpreti (in particolare dei due protagonisti: Shane Carruth e Dave Sullivan), molto convincenti grazie anche al loro background personale. I due attori, infatti, ricoprono ruoli molto simili a quelli che avevano nella vita di tutti i giorni: Carruth era un ingegnere laureato in matematica (a lui si devono le teorie pseudo-scientifiche dello script), mentre Sullivan era un esperto di economia e marketing aziendale, un ruolo che in qualche modo si rispecchia nella catartica storia di Abe.
L'epilogo sconvolgente (costruito mattone dopo mattone, proprio sotto gli occhi dello spettatore) fa perdonare anche lo spiegone all'americana che c'è nel finale. Nonostante non sia un grande fan delle storie sui viaggi temporali, Primer mi ha convinto proprio perché sceglie la via della logica e della razionalità a tutta una serie di scappatoie possibili ed iper-abusate dal cinema di genere, dandoci una visione della storia di Aron e Abe più cruda, triste e realista di quanto si possa inizialmente immaginare.
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