Di Paolo Guzzanti condivido gli ideali liberali ma non il suo ultimo decennio (più o meno) di scelte politiche palesemente sbagliate. Nonostante questo rimane una delle persone che stimo di più come intellettuale e politico, per via della sua coerenza e degli ideali progressisti che non ha mai tradito. Il che non è poco.
A lui dobbiamo il neologismo "mignottocrazia" con cui ha stigmatizzato alcuni dei primi segni di cedimento dell'ordinamento politico ed etico di Forza Italia e del Popolo delle Libertà (di cui non ha mai fatto parte). Questo libro è una breve (e confusa) analisi della decadenza politica e morale del PdL, sullo sfondo della cultura e della filosofia dell'italia degli ultimi cinquanta anni (ovvero della sua vita).
Il volume mi ha ricordato perché odio gli instant-book: l'inizio è affrettato e decisamente confuso, nonostante il suo voler essere satira; la parte centrale è autobiografica e ci fa esplorare i punti deboli del femminismo e più in generale dell'educazione femminile degli anni 70 e 80; questi elementi sono affrontati con precisione e sintesi e ci portano alla conclusione del libro: un'impietoso confronto dei risultati politici delle donne del passato europeo con quelle di oggi, anche se non tutti i confronti sono solidi quanto si penserebbe. In poche parole: il libro non ha la coerenza che ci si aspetterebbe.
Mentre Guzzanti tratteggia questo parallelo non lesina di raccontare episodi grotteschi in seno ai vari partiti di cui Berlusconi è stato padrone, tutti opportunamente documentati, tranne quelli sulla rottura con Fini (forse per i tempi tecnici, forse per una vena un po' polemica). Il finale annega nella cronaca odierna, che risulta ancora più disgustosa una volta che si dimostra incontrovertibilmente che moltissimi sapevano, anzi aspettavano, la caduta del caro leader sul proverbiale "pelo di figa".
In queste pagine scopriamo un Guzzanti quasi anacronistico per la politica moderna: si prende tutte le responsabilità degli errori del partito (ricordiamo che lui lasciò all'indomani del "licenziamento" di Forza Italia), riconoscendo di non aver avuto la forza politica e morale per fare un'opposizione più forte a certi abusi che poi sono degradati nel populismo da basso impero.
Il libro, in realtà, è un grande interrogativo senza soluzione: come si può risolvere il problema della corruzione morale che viene incoraggiata da chi ha un potere illimitato? Come puoi convincere chi ci guadagna che sta sbagliando, chi si prostituisce per avere un mandato e arrivare alla pensione vitalizia? Come si possono fermare i satrapi del nuovo millennio?
Nonostante investa Berlusconi di responsabilità che sono solo in parte le sue (Guzzanti stesso riconosce che un certo modo di fare è da sempre tipico dei sepolcri imbiancati dei borghesucci italiani), l'autore evita di proporre o semplicemente accennare qualsiasi soluzione (rimuovere i privilegi e le rendite vitalizie dei politici eletti, così da allontanare i parassiti?), stagnando sulla questione morale e riducendo tutto quello che di buono ha scritto al livello di un semplice esercizio retorico.
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