Dmitry Glukovsky | Multiplayer.it Edizioni | 2010
Non c'è un niente da fare, la mia professoressa di Italiano aveva sempre ragione. La narrativa Russa spacca. Anche quella contemporanea.Metro 2033 è un progetto molto interessante, nato nel 2002 come romanzo seriale online e approdato nelle librerie internazionali solo nel 2005. Nonostante la mia passione per la fantascienza (che in questi anni ha più o meno la fortuna che avrebbe Rosy Bindi nel PdL), l'uscita del libro mi era completamente sfuggita e solo il videogioco, con tanto di volumone promozionale targato Multiplayer.it, mi ha permesso di rettificare questa grave mancanza.
Vabbé, mancanza fino ad un certo punto. Non parliamo di un titolo fondamentale per un appassionato ma comunque di un romanzo interessante.
Metro 2033 segue le vicende di Artyom, un giovane adolescente che vive nella stazione della metro VDNKh, nel sottosuolo. Perché il mondo come lo conosce Artyom è finito una quindicina di anni prima, in un tripudio di miccette ed olocausti atomici che hanno costretto gli abitanti di Mosca a trovare rifugio nella metropolitana per sfuggire alle radiazioni. La VDNKh è una stazione di frontiera ed è costantemente minacciata da inondazioni, orde di topi affamati e dai Tetri, una sorta di mutanti zombie che si cibano degli esseri umani e li catturano nell'oscurità delle gallerie che collegano le varie città-stato. Un giorno Artyom conosce Hunter, uno Stalker (le uniche persone autorizzate ad accedere alla superficie) amico del padre/zio adottivo. Hunter è impegnato in una missione segretissima e gli affida un compito nel caso le cose andassero male: consegnare un messaggio all'altro capo della Metro. Le cose, ovviamente, vanno male e il ragazzo parte in tutta segretezza, non senza dubbi e paure.
Inizia così il viaggio di Artyom nei recessi della metropolitana che lo porterà a scontrarsi con ideologie e realtà molto diverse da quelle della stazione in cui ha sempre abitato. E' proprio questa la parte più riuscita del libro: l'isolazionismo e la rivalità tra le varie stazioni inzia a corrompere la cultura e gli usi umani, facendo cadere la civiltà sempre più preda delle superstizioni e delle leggende, spesso manipolate da persone ambiziose o più furbe della media. La stessa ideologia politica, retaggio di una società che non esiste più, viene reinterpretata in una nuova chiave rituale per disciplinare e governare gli abitanti. Persino lo schedario della Biblioteca Nazionale può diventare un oracolo, in grado di influenzare le vite e le decisioni di migliaia di persone, ora che gli esseri umani iniziano a perdere il legame con il loro passato. Ma c'è un qualche tipo di forza primeva o divina dietro tutti gli eventi insoliti che si vivono nella Metro? Questo è l'interrogativo che Dmitry Glukhovsky instilla nel lettore, mentre lo guida in questo gigantesco viaggio turistico in un'apocalisse molto più che plausibile. Ogni spostamento tra una stazione e l'altra è una odissea nell'oscurità totale delle gallerie, con i viaggiatori perennemente in bilico tra la pazzia e l'esperienza mistica. Artyom non ne è escluso, anzi, sembra quasi che la metropolitana lo abbia scelto.
Nonostante queste trovate originali, però, il libro ha dei difetti strutturali piuttosto marcati. I capitoli, in particolare quelli centrali, soffrono tantissimo della struttura seriale, intrappolando la storia in una serie di capitoli/episodio autoconclusivi che hanno grosso modo tutti la stessa, prevedibile struttura. La prosa in alcuni frangenti è un po' troppo prolissa e la stessa idea dei Tetri è veramente troppo simile a quella degli Esterni de "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco", che precedono questo romanzo di appena tre anni.
Nonostante questi difetti (che però calati nella storia della creazione del libro hanno una giustificazione più che plausibile) Metro 2033 rimane un'esperienza avvincente e piena di spunti che fanno riflettere sul valore ed il fine ultimo della cultura contemporanea.
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