Con il lancio del terzo episodio di Pioneer One è apparso su Craiglist (attenti agli spoiler) l'annuncio per il casting delle ultime due puntate (la quinta e la sesta). Questo annuncio svela una ennesima supervalutazione dell'importanza del crowdfunding: gli attori di Pioneer One lavorano gratis (come in "Compensation: no pay" e nella richiesta di attori non iscritti ad alcun sindacato). Considerando che uno dei costi maggiori per una produzione seriale sono gli attori, non è un fattore da poco.
Nella pagina del progetto, la produzione spiega come saranno spesi i 60.000$ obiettivo dell'iniziativa di crowdfunding ed effettivamente non si parla di stipendi.
Questo episodio dimostra quanto sia pericoloso credere al marketing autoreferenziale dei socialcosi a caccia di venture capitalist, in particolare se non si analizzano a fondo le notizie ed i proclami diffusi via Internet: Pioneer One è stato uno dei progetti di lancio di VODO, è quasi scontato che i suoi produttori promuovano la piattaforma come il miglior modo di autofinanziarsi. E' un'efficace pubblicità indiretta e genera una falsa impressione di professionalità e imprenditorialità (che poi sono gli obiettivi dei produttori: fare soldi entrando nell'industria seguendo una via alternativa), quasi una vera e propria campagna di ingegneria del consenso.
Con l'uscita del terzo episodio (questo lunedì) la stampa indipendente americana continua ad accogliere il progetto con entusiasmo, segno che evidentemente non solo il marketing autoreferenziale funziona ma che, dal punto di vista del consumatore, la soddisfazione personale è l'unico aspetto che conta (la serie rimane una delle migliori del decennio) e spesso influenza anche chi, invece, dovrebbe parlare di industria e mercati.
L'annuncio per il casting |
Ovviamente non possiamo sapere per certo se dietro l'iniziativa ci sia ingenuo entusiasmo o del premeditato cinismo (come verrebbero spartiti eventuali diritti per la distribuzione in DVD, ad esempio?). Di certo è che iniziative del genere, seppure ammirevoli da un punto di vista puramente concettuale, rischiano di ridurre la percezione del valore di alcune professionalità, banalizzandole e appiattendole tutte al livello del dilettantismo. Una mancanza di visione critica del futuro frutto dell'ambizione?
L'industria del software ancora paga lo scotto per la mancanza di visione del boom dell'Open Source (ennesima ottima idea promossa malissimo per ottenere solo del profitto a breve termine). Ancora oggi è difficile convincere professionisti e clienti che non sempre bastano tre hobbysti che lavorano gratis per realizzare del buon software.
Speriamo non succeda lo stesso altrove.
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